Dal 2027 al 2028 entrano in vigore le nuove scadenze CSRD e CSDDD. Cosa cambia per chi gestisce auto, bus e veicoli aziendali.

La Camera dei deputati, con la conversione del decreto-legge 95/2025, ha recepito la direttiva europea “stop the clock” (UE 2025/794), rinviando di due anni l’entrata in vigore degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità previsti dalla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e della CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive).

Il nuovo calendario:

  • Dal 2027 → grandi imprese enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti annui medi, e società madri di grandi gruppi che superano la soglia su base consolidata.
  • Dal 2028 → PMI quotate, escluse le microimprese.

Per le aziende italiane con parchi auto, bus o mezzi industriali, questo rinvio non è solo un sollievo burocratico, ma un’occasione strategica: prepararsi con anticipo alla misurazione e rendicontazione della sostenibilità delle flotte.

Cosa prevedono CSRD e CSDDD per le flotte aziendali

Il pacchetto normativo europeo introduce due obblighi principali:

  • CSRD (Direttiva UE 2022/2464): richiede la pubblicazione nella relazione sulla gestione degli impatti ambientali, sociali e di governance. Per una flotta aziendale significa dover misurare e rendicontare consumi, emissioni, strategie di elettrificazione, politiche di sicurezza e welfare dei driver.
  • CSDDD (Direttiva UE 2024/1760): obbliga le imprese a monitorare e gestire i rischi ESG lungo tutta la catena del valore. Tradotto: anche i fornitori di manutenzione, ricambi e pneumatici entrano nel perimetro di verifica.

Dal punto di vista delle flotte, le aree più sensibili riguardano:

  1. Emissioni dirette (Scope 1): CO₂ e inquinanti dei veicoli di proprietà o in leasing.
  2. Emissioni indirette (Scope 3): logistica, trasporti in outsourcing, mobilità aziendale dei dipendenti.
  3. Strategie di elettrificazione: percentuale di mezzi a basse emissioni, roadmap di sostituzione.
  4. Consumi energetici: carburanti tradizionali, elettricità, biometano, idrogeno.
  5. Sicurezza stradale: incidenti, formazione degli autisti, dispositivi obbligatori (ADAS, alcolock, black box).
Report di sostenibilità e flotte aziendali - em fleet

Gli standard ESRS e la consultazione Efrag

Parallelamente al rinvio, l’Efrag ha avviato la consultazione sugli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) semplificati, pensati per rendere più accessibile la raccolta dei dati da parte delle PMI.

Per le flotte, questo significa avere modelli standardizzati su cui basarsi per:

  • raccogliere i dati dei consumi direttamente dai fornitori di carburante o dalle piattaforme telematiche;
  • integrare le informazioni di manutenzione e sostituzione dei pneumatici;
  • collegare la gestione della flotta agli indicatori ESG previsti a livello europeo.

Perché le flotte aziendali sono centrali nella transizione sostenibile

Il trasporto su strada pesa per oltre il 25% delle emissioni totali di CO₂ in Europa.
Le flotte aziendali – auto, furgoni, bus, veicoli per la raccolta rifiuti – rappresentano una parte significativa di questo impatto.

Ecco perché Bruxelles ha puntato il faro proprio sui parchi veicolari:

  • sono misurabili e monitorabili con strumenti digitali;
  • incidono in maniera diretta su costi operativi e competitività aziendale;
  • sono un elemento visibile delle politiche ESG di un’impresa verso dipendenti e stakeholder.

Come prepararsi al reporting ESG della flotta

Il rinvio non deve diventare un alibi. Al contrario, offre alle aziende la possibilità di strutturare con calma processi e strumenti.

I passi concreti da attivare subito:

  1. Centralizzare i dati di flotta: carburante, manutenzione, sinistri, pneumatici, telematica.
  2. Misurare le emissioni con metodologie riconosciute (GHG Protocol).
  3. Definire KPI ESG: CO₂ per km, consumo medio per veicolo, tasso di elettrificazione.
  4. Coinvolgere i fornitori: chiedere dati trasparenti su ricambi, smaltimento rifiuti, pneumatici ricostruiti.
  5. Integrare Fleet Management e Sustainability Reporting in un unico processo digitale.

Il ruolo di EM Fleet

In questo scenario, EM Fleet non è solo un partner tecnico di manutenzione, ma un abilitatore di sostenibilità.

Con la piattaforma Fleet Sync le aziende possono:

  • tracciare consumi ed emissioni di ogni veicolo, collegandoli ai report ESG;
  • misurare i tempi di fermo auto e i relativi impatti economici e ambientali;
  • verificare le performance delle officine affiliate con indicatori SLA;
  • integrare i dati nella rendicontazione CSRD, riducendo i costi di raccolta e reporting.

Inoltre, i servizi come il Full Service Pneumatici a costo chilometrico permettono di documentare non solo la spesa economica, ma anche l’impatto ambientale delle scelte sui pneumatici (LRR, ricostruiti, smaltimento certificato).

Il rinvio al 2027-2028 è una finestra preziosa:

  • le aziende possono sperimentare modelli di rendicontazione,
  • testare i processi di raccolta dati,
  • integrare Fleet Management e ESG prima che diventi un obbligo.

Chi arriverà preparato non solo eviterà rischi sanzionatori, ma potrà trasformare la sostenibilità della flotta in un vantaggio competitivo verso clienti, investitori e istituzioni.

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