Fleet Management nell’era delle auto connesse: opportunità di efficienza e rischi cyber
L’auto non è più soltanto un mezzo di trasporto. Oggi è un dispositivo connesso su quattro ruote, capace di dialogare con la rete, con altri veicoli e persino con le infrastrutture stradali. I costruttori stanno spingendo sempre più verso tecnologie basate su Intelligenza Artificiale (AI), algoritmi predittivi, sistemi di guida assistita e piattaforme cloud che raccolgono enormi quantità di dati.
Questa rivoluzione apre scenari straordinari in termini di comfort, sicurezza attiva, manutenzione predittiva e nuovi modelli di business. Ma porta con sé anche un lato oscuro: il rischio crescente di attacchi informatici.
L’auto come “computer con le ruote”
Un’auto di ultima generazione contiene fino a 150 centraline elettroniche e oltre 100 milioni di righe di codice software.
Ogni funzione – dal controllo del motore al climatizzatore, fino al sistema di infotainment – è gestita da software. Inoltre, la connettività 5G e i protocolli V2X (Vehicle-to-Everything) permettono lo scambio continuo di dati.
L’auto diventa quindi un endpoint della rete, esattamente come un computer o uno smartphone. Con la differenza che, in caso di attacco, non sono a rischio solo i dati, ma anche la sicurezza fisica del conducente.
I dati raccolti e il loro valore
Le auto moderne generano e inviano dati sensibili su:
- posizione GPS e cronologia degli spostamenti,
- stile di guida e velocità,
- condizioni meccaniche,
- dati biometrici del conducente (riconoscimento facciale o vocale).
Queste informazioni hanno un enorme valore commerciale, ma possono diventare un obiettivo per cyber criminali o essere usate impropriamente da terzi.
Scenari di rischio
- Hackeraggio remoto: possibilità di controllare a distanza sterzo, freni e acceleratore.
- Furto di dati personali: tracciamento spostamenti, intercettazione di credenziali, accesso a conversazioni via Bluetooth.
- Attacchi ransomware: blocco del veicolo o delle piattaforme aziendali di fleet management, con richiesta di riscatto.
- Manipolazione della manutenzione predittiva: alterare i dati di sensori e AI per generare guasti fittizi o ritardare interventi critici.
- Backdoor dei produttori: vulnerabilità interne difficili da individuare per gli utenti finali.
Normativa e standard
L’Europa si sta muovendo con norme specifiche. Dal luglio 2024 è obbligatorio per i nuovi modelli il rispetto della normativa UNECE WP.29 R155 e R156, che impone sistemi di gestione della cyber security e aggiornamenti OTA sicuri.
In parallelo, la direttiva NIS2 introduce obblighi di sicurezza informatica anche per operatori del settore automotive e flotte aziendali.

L’AI come risorsa (e come minaccia)
L’intelligenza artificiale è centrale nello sviluppo dei veicoli connessi:
- Driver assistance: sistemi ADAS sempre più evoluti.
- Manutenzione predittiva: algoritmi che anticipano guasti.
- Fleet management: ottimizzazione di rotte e consumi.
Ma la stessa AI può essere manipolata con attacchi adversarial (inserendo input falsi che traggono in inganno i sistemi), compromettendo la capacità dell’auto di riconoscere segnali stradali o ostacoli.
La sfida per flotte e aziende
Per chi gestisce flotte aziendali, il rischio cyber non riguarda solo l’auto singola, ma l’intero ecosistema:
- piattaforme di fleet management e telematica che centralizzano i dati,
- officine e fornitori collegati in rete,
- aggiornamenti OTA inviati dai costruttori.
Un attacco riuscito potrebbe compromettere centinaia di veicoli contemporaneamente, con conseguenze operative, economiche e legali enormi.
Come ridurre i rischi
- Cyber Security by design: sicurezza integrata fin dalla progettazione.
- Aggiornamenti costanti: patch software rapide contro vulnerabilità.
- Segmentazione dei sistemi di bordo: separare rete infotainment da rete critica di guida.
- Formazione dei conducenti: sensibilizzare sull’uso sicuro dei sistemi connessi.
- Audit periodici sulle piattaforme di fleet management e sugli SLA dei fornitori.
La mobilità del futuro sarà digitale, connessa e guidata dall’AI.
Ma senza un investimento serio in cyber security, rischiamo che l’innovazione diventi un boomerang.
La vera sfida non è più solo produrre auto sicure su strada, ma anche auto sicure nella rete.